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Camoscio delle Alpi, agile arrampicatore.

Camoscio delle Alpi, agile arrampicatore.

Camoscio delle Alpi, agile arrampicatore.

“Le informazioni che troverete in questa pagina sono il frutto di ricerca e studio personale, se qualcuno vuole contribuire a migliorare tali contenuti e segnalare errori mi può contattare via email

Il camoscio è la più famosa capra delle alpi, infatti si tratta di un ungulato della famiglia dei bovidi appartenente alla sottofamiglia delle capre.

Il camoscio delle alpi viene chiamato scientificamente Rupicapra rupicapra rupicapra e in questo articolo cercherò di condividere alcune informazioni in merito a questo agile ruminante di montagna.

Come lo stambecco si è identificato che le sue origini siano localizzate tra l’Himalaya e l’Asia Minore e che da lì sia giunto in Europa seguendo le montagne del Caucaso, del Ponto e dei Balcani fino a giungere sulle nostre Alpi.

Il camoscio alpino ha dominato fino al 1700 molti territori delle Alpi e ha subito una rapida perdita di esemplare con il diffondersi delle armi da fuoco e dal disboscamento che ha sostituito il suo habitat in pascoli fino a rischiare l’estinzione nel 1930.

Dopo la seconda guerra mondiale, il progressivo abbandono delle valli e l’abbandono intensivo delle zone di media montagna ha permesso di invertire la tendenza permettendo al camoscio delle alpi di ripopolarsi e diffondersi nuovamente.

Ad oggi il camoscio alpino risulta diffuso omogeneamente su tutte le Alpi italiane e per questo risulta abbastanza semplice poterlo avvistare durante trekking di media montagna.

Il camoscio alpino, dove si può avvistare?

Come anticipato ad oggi il camoscio delle alpi si trova in modo uniforme su l’intero arco alpino. Dal Friuli Venezia Giulia fino alle Alpi Occidentali del Piemonte e della Liguria è possibile fare piacevoli incontri con questo animale selvatico.

In Lombardia la presenza del camoscio è anche caratterizzata da molti luoghi di montagna con nomi riconducibili al camoscio stesso.

Ad esempio nelle Orobie Bergamasche tutti avranno sentito parlare della Bocchetta dei Camosci nei pressi del Pizzo Coca o ancora del Canale dei Camosci nei pressi dello Zuccone Campelli ai Piani di Bobbio.

“Esemplare maschio di Camoscio delle Alpi con muta estiva”

A tal proposito seguendo questo itinerario (qui descritto in ambiente invernale ma praticabile anche in estate) potrete avere occasione di avvistare camosci sempre che la presenza dell’uomo non li faccia spostare in versanti meno accessibili.

Come riconoscere un Camoscio? Ecco alcune caratteristiche fisiche.

Un animale agile,veloce e allo stesso tempo molto resistente e muscoloso. Questo è l’aspetto fisico del camoscio alpino che grazie alle sue zampe lunghe è in grado di muoversi molto rapidamente anche sui versanti più impervi.

Il suo peso è variabile in base alla stagione, in estate in condizioni di piena salute può raggiungere anche i 50Kg mentre in inverno può perdere anche il 30% della sua massa.

Anche il mantello come il peso è variabile con la stagione. Nelle periodo estivo il camoscio si presenta in una colorazione che oscilla dal beige al marrone-rossiccio mentre in inverno si scurisce notevolmente passando ad un marrone scuro con un netto contrasto nei pressi del muso.

Il manto invernale risulta molto più lungo e folto rispetto a quello estivo e può raggiungere anche oltre i 10 cm di lunghezza, questo per permettere un mantenimento della temperatura corporea anche durante gli inverni più rigidi.

Il camoscio delle alpi si caratterizza inoltre per una testa piccola e sottile con orecchie appuntite. Sia nel maschio che nella femmina si può notare la presenza di una coppia di corna uncinate all’indietro.

Si può facilmente distinguere il genere grazie alla lunghezza delle corna che nel maschio possono raggiungere i 23-28 cm mentre nella femmina 13-18 cm. come per lo stambecco le corna sono caratterizzate da anelli di accrescimento che permettono di identificare l’età dell’animale.

Se passeggiando all’interno di un bosco notate sui tronchi dei segni di abrasione, molto probabilmente un camoscio ha “strofinato” le sue corna alla ricerca di essenze resinose e per questo spesso le corna dei camosci presentano residui resinosi.

Gli zoccoli del camoscio, duri e taglienti, permettono di avere una buona aderenza su terreni rocciosi mentre le due dita è presente un tessuto cutaneo in grado di permettere una divaricazione delle stesse ed ampliare la superficie d’appoggio.

Grazie a questo adattamento il camoscio risulta essere un abile e agile frequentatore di ambienti innevati in quanto riesce a distribuire meglio il suo peso senza sprofondare eccessivamente nella neve.

Vita giornaliera e abitudini alimentari del Camoscio.

Il Camoscio è un animale diurno che dedica metà della vita giornaliera all’alimentazione e suddivide il restante tempo per riposarsi e per spostarsi in cerca di cibo.

Con il cambiare delle stagioni cambiano anche le abitudini tanto che nel periodo estivo l’attività di spostamento e riposo aumenta notevolmente sfruttando invece l’alba e il tramonto per dedicarsi all’alimentazione.

“Esemplari maschi al sicuro su di un pendio roccioso

Si nutre essenzialmente di piante erbacee e leguminose, è un attento selezionatore e non si dedica al pascolo vero e proprio. In caso di scarsa qualità di cibo è anche in grado di adattare la sua dieta alle immediate disponibilità immagazzinando nel suo grande stomaco essenze ricche di fibra.

Molto curioso il fatto di riuscire ad avvistare un camoscio che beve da un ruscello o da una fonte naturale d’acqua, infatti è un abile trasformatore delle sostanze che ingerisce e riesce ad integrare l’acqua tramite la digestione.

La sua dieta essendo povera di sali lo rende come lo stambecco un goloso di sali naturali e vederlo leccare pareti rocciose è cosa ben comune.

Qual’è l’ambiente in cui vive il camoscio?

Il suo nome ci permette di identificare facilmente il territorio in cui è possibile avvistare questo esemplare. Sull’intero arco alpino in una fascia altitudinale variabile tra i 1500 e 2500 metri circa risulta essere il confine minimo e massimo per il suo habitat ideale.

Fattore fondamentale è la presenza di pendii ripidi e rocciosi, pare proprio che il camoscio ami scorrazzare sue e giù da canaloni e versanti rocciosi dove spesso trovano riparo in caso di attacchi da parte di predatori meno agili.

Per reperire il cibo necessario alla sua dieta il Camoscio delle alpi frequenta boschi di conifere e latifoglie caratterizzati da un folto sottobosco ed effettua spostamenti verticali durante le stagioni.

In estate viene spinto a scegliere versanti più freschi e protetti dal sole diretto mentre in inverno predilige quote più basse seppur rimanendo sempre al limite con le foreste di conifere.

Man mano che la neve sciogliendosi libera radure erbose e pendi il camoscio si abbassa di quota per recuperare rapidamente la massa persa durante l’inverno per poi risalire di quota quanto la forma fisica torna ottimale.

Il camoscio vive in gruppi che possono variare dal classico nucleo famigliare (madre e figli) fino a gruppi di 50/60 esemplari. Questi gruppi così folti sono a tutti gli effetti gruppi “aperti” dove i vari esemplari possono passare ad un gruppo all’altro anche durante la stessa giornata.

Il camoscio maschio adulto vive solitario o in picco gruppi instabili che si uniscono al branco di femmine solo durante la stagione degli amori e con il passare degli anni il maschio tende sempre più ad isolarsi.

In genere quando il gruppo si sposta (per fuga o per spostamenti stagionali)  è capitanato dalle femmine con i capretti, a seguire in ordine di età altri esemplari femmine e a chiudere la “carovana” esemplari maschi adulti.

Uomo e Camoscio delle Alpi.

Dal 1992 il Camoscio delle Alpi rientra come specie oggetto di caccia e anche se negli ultimi anni la gestione venatoria è migliorata questo non vuol dire che ancora ad oggi alcuni metodo di caccia non tengono conto della distribuzione della popolazione.

Una caccia ben regolamentata ma poco rispettata porta uno squilibrio tra camosci maschi e femmine. I maschi infatti sono il genere più cacciato per via della loro mole e bellezza, questo comporta una pericolosa modifica del rapporto a favore di un peggioramento qualitativo dell’intera specie.

La caccia non è l’unica attività dell’essere umano in grado di mettere in pericolo la presenza del camoscio sulle nostre alpi. L’urbanizzazione della montagna, il turismo, la presenza di impianti sciistici contribuiscono notevolmente al mantenimento dell’habitat naturale.

Durante un’escursione non sarà quindi così semplice e facile trovare dei camosci lungo il sentiero. Animali molto sensibili alla presenza dell’uomo scapperanno agilmente lungo i ripidi pendii lasciandovi stupefatti da tanta eleganza e agilità.

 

 

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